Ode al bollito per i Marchetti da Giancarlo Vicario (VIC), poeta valsesiano

Oh midollo celeste
che lasci occhi nel brodo
ma che stelle son queste
piangenti
di cipolla e garofano chiodo?

Bei pianeti di carne
orbitanti a lor modo
provo il fiocco a cercarne
ma la lingua io lodo

Poi,
la coda è cometa!
giustamente ne godo
e la spalla mi asseta
il richiamo ne odo

Testina e musetto
son di nuvole un nodo,
scaramella,
è perfetto
rinunciare non podo

Il cappello del prete
è celeste,
(a suo modo)
ma, e gallina? Direte
Un pezzetto, ora esplodo

La rollata mi manca!
E’ galassia,
ed approdo
che il coltello spalanca
mentre il ventre rassodo.

Legumi e verdure
non ci stanno di frodo
son divine e mai dure
saporite oltremodo.

Son rugiada le salse
che da cuoco rassodo
fatte in casa, mai false,
altrimenti mi rodo.

Elogiamo anche il sale
da aggiungere ammodo
polverina stellare
essicata all’approdo

E il calore solare,
sui novanta,
gran modo
per non mai prosciugare
l’universo
primordiale
del
brodo.